Mi rivolgo a te.
Donna che non hai bisogno di ricorrere alla Pma, a te che stai pensando di farlo, e anche a te che non osi nemmeno pronunciare questa parola che spaventa a morte.
Questo topic lo apro,affinchè possa servire a conoscere un pò meglio ciò che ruota in questo mondo.
So esattamente che chi ci passa, si ritrova a vivere questo percorso in uno stato totale di isolamento e solitudine. Nessuno può davvero capire. I genitori, appartengono a quelle generazioni in cui l’infertilità non veniva nemmeno riconosciuta, non era un fenomeno così diffuso, e quando si verificava ci si limitava ad accettarla passivamente. Gli amici,se hanno già avuto figli non entrano nell’ottica del problema, faticano a vestire i panni di chi non può averne…..Per non parlare degli amici, che di figli non ne hanno e non ne vogliono. Per la persona che vive l’infertilità, diventa IMPOSSIBILE entrare in sintonia, aprirsi. Tutti minimizzano….E dispensano consigli geniali, come quello di “pensarci meno” e “di non farne un’ossessione”....Non sanno quanto male possano fare certe frasi dette nel momento sbagliato,magari quando si è reduci da quell’aborto tenuto nascosto a tutti...O da quell’ennesimo negativo. Magari bastasse non pensarci, per far resuscitare gli spermatozooi del proprio compagno….O per regolarizzare un ciclo che non vuole saperne di assestarsi. Magari fosse sufficiente “non pensare”, e di conseguenza “non soffrire”, non contare più il numero di anni passati da quando è iniziata la ricerca.
Molte donne sono spaventate, ma che dico, terrorizzate dalla parte pratica della Pma….
Dalle punture, dalle visite, dai costi…..Ma vi giuro, che la vera difficoltà è affrontare tutto questo da soli, senza garanzie, senza l’aiuto di nessuno….In un mondo ancora ostile ai progressi della scienza.
Perchè in fondo questo è il problema, che la Pma è una corsa a ostacoli e sembra sottrarre romanticismo e spontaneità al gesto di mettere al mondo un figlio. In realtà, ha un impatto emotivo enorme….
Il primo ostacolo da superare è l’accettazione del problema di fertilità….E non esiste un tempo definito. C’è chi accetta questa verità dopo 3 mesi, chi dopo 1 anno….Chi cade appena ricevuta la diagnosi, e non riesce a rialzarsi se non con l’aiuto di un esperto. C’è anche chi, non lo accetta mai.
Superata la fase iniziale di paura mista a sconforto, si passa a quella delle lunghe ricerche notturne su Google.
“Incinta con Icsi”, “Incinta al 1° tentativo Iui”.
Leggere di tanti positivi, regala un pò di speranza….Si familiarizza con parole come “transfer”, “pt”, “pickup”, “blastocisti”......Con il passare delle settimane, si passa dall’essere incapaci di calcolare il proprio periodo fertile o capire la Tb, all’avere una laurea mancata in ginecologia.
Si entra nel vivo del percorso…..File interminabili, permessi negati al lavoro, corse in macchina per non perdere l’appuntamento al centro….I conti a tavolino tra marito e moglie, per rivedere un pò le spese.I viaggi con pernottamento, da fare se non si ha a disposizione un centro valido nella propria regione.
Bisogna tagliare qualcosa.
Da tempo si progettava una vacanza fuori porta. Cancellata dalla lista, c’è una nuova priorità...Via anche la nuova tv per il salotto, meno shopping, meno sprechi. Avere una casa grande, spaziosa, con tanti lussi…ma terribilmente silenziosa...che senso ha?
Il primo monitoraggio, può essere vissuto come un vero e proprio trauma se non hai mai fatto controlli in vita tua, o se hai un eccessivo senso del pudore. Quello che è successo a me.
Immaginavo scene degne di Saw,ferri arroventati o strani aggeggi che mi avrebbero introdotto….Ma cosa peggiore, volevo morire all’idea di dover effettuare quella visita al 2° giorno di ciclo. Voglio dire, con il flusso in corso….che avrebbe probabilmente sporcato il lettino.
Ma c’era qualcosa dentro di me, che mi spingeva ad andare sempre più oltre. Fino a scoprire che……..Il monitoraggio era praticamente un’ecografia interna, indolore…...Che a eseguirla sarebbe stata una giovane dottoressa, poco più grande di me…..
Nel totale rispetto della mia privacy, in una stanza semibuia, e sarebbe durata appena 2 minuti.
Tutto qui? Quanta ansia inutile, non ci avevo dormito per due notti per poi scoprire che potevo superarla, potevo farcela.
Serviva a contare il numero di follicoli presenti nelle ovaie, follicoli che poi con determinati farmaci, avrebbero portato a maturare.
Nuovo ostacolo: le iniezioni sottocutanee.
Stringevo tra le mani il foglio della mia terapia, e mi sentivo una pazza che sente le voci.
La voce della paura mi diceva “ingrasserai, avrai dolori lancinanti, avrai malesseri, nausee….” La voce dell’informazione mi rassicurava, ripetendomi che è soggettivo, che se il dosaggio è giusto e il centro competente tutto và nel migliore dei modi. La voce del coraggio mi urlava “ce la puoi fare” e faceva il tifo per me.
Avete mai provato a domandarvi cosa accade nei bagni di vostre amiche, conoscenti? Quante di loro, nascondono nel proprio armadietto le scatole con i farmaci e poco prima del vostro arrivo a cena, controllano di aver pulito tutto senza lasciare le tracce di quelle iniezioni? Che poi, a vederle, pensereste che la vostra amica o cugina o cognata, sia magari un’eroinomane….Avete mai pensato a quante commesse, segretarie, parrucchiere si rifugiano nel bagno del posto di lavoro fanno la loro punturina, e poi tornano a sorridervi risolvendo tutti i vostri problemi in maniera efficiente, senza far trapelare nulla? Ahimè, sono tante.Troppe. Ma vi dico cosa ho provato io, dopo la mia prima iniezione.
Ago totalmente indolore.Mi sono data un tot di ore per verificare che fossi sempre la stessa, che non ci fossero reazioni allergiche letali o chissà cosa. A mezzanotte, ero ancora viva. “Cavolo” mi sono detta…. “Se non sono morta oggi, sopravviverò anche domani”....
Questo pensiero mi ha accompagnata ogni sera, per tutti i miei 11 giorni di stimolazione...Al termine avvertivo un lieve senso di gonfiore in zona inguinale,ma niente di insopportabile. I follicoli erano maturi, e affinchè non scoppiassero dando via all’ovulazione spontanea, feci un’iniezione che la bloccava…...Una volta stabilita la data del Pickup, feci un’ulteriore iniezione di Gonasi, che invece serviva proprio a scatenarla.
Il pickup, per chi non lo sapesse, è il prelievo degli ovociti ormai maturi ed esplosi….Avviene in sala operatoria, ed è uno dei momenti più carichi di ansia per chi affronta la Pma.
Anche la donna più paziente e ottimista del mondo, trascorre la notte precedente all’intervento, cercando su Google notizie al riguardo…..
Le paure più ricorrenti sono quelle di non risvegliarsi mai più dall’anestesia, di morire dissanguate, di rimanere vigili durante la sedazione provando dolore. Ecco, questa è l’aspettativa.
Nella realtà, la sedazione genera solo un riposino ristoratore di 15 minuti scarsi e quando ci si risveglia si ha quasi la voglia di chiedere un bis per quanto è stato rilassante. I dolori successivi sono abbastanza sopportabili, simili a quelli mestruali….dipende solo dalla quantità di ovociti prelevati, più sono..Più la zona è infiammata, ma i medici sanno esattamente cosa prescrivere per alleviare i fastidi.
Mentre la donna è impegnata a dormire, il futuro papà va a donare “i suoi piccoli soldatini” e il biologo si occuperà di analizzarli selezionando i più idonei alla fecondazione.
Che siano lenti o immobili, o che siano pochi per l’Icsi non importa. Conta solo che ci siano, e che abbiano una forma normale. Una volta scelti, vengono inseriti uno ad uno in ogni ovulo prelevato precedentemente…..
In questa fase, apparentemente avvenuta a tavolino, entrano in gioco gli stessi identici fattori che intervengono in una fecondazione naturale.
Fortuna, destino….Ma sopratutto “selezione naturale”.
Perchè se per ipotesi gli ovociti fecondati fossero 13, non tutti sarebbero potenziali “bambini”...La strada è lunga…….
Molti si fermano, altri non si fecondano nemmeno……
La natura, sempre e solo lei, sa cosa è idoneo per la vita e cosa no.
Alla fine da quel numero di partenza, potrebbero essere sopravvissuti in 2 o in 3…..Verranno cresciuti, e alimentati in “incubatori” speciali, dove saranno in grado di vivere per un massimo di cinque giorni fino al momento di trasferirli nell’utero della donna.
Quando dicevo che l’impatto emotivo con la Pma è enorme, mi riferivo sopratutto a questa fase.
E’ il momento più delicato, più difficile...ma anche il più emozionante.
Provate a mettervi nei panni di chi ha visto per anni, solo test negativi…
Provate a immaginare lo stato d’animo di quelle ore, in attesa della telefonata che potrebbe confermare o smentire che c’è davvero una speranza di poter essere genitori. E poi arriva, l’infermiera che non da molte informazioni….Ma rassicura che i piccoli stanno bene, perchè no...Non sono ancora nel grembo, stanno là fuori con decine di dottori che controllano, che vigilano….. E tu, vivi la stessa apprensione di un genitore che ha lasciato il proprio bambino in ospedale, alle cure dei medici.In fondo, però,genitore lo sei già….Niente di lontanamente paragonabile ai mesi in cui ti sentivi già mamma per via dei fantasintomi, o di un ritardo….Sei davvero mamma, perchè qualcosa di tuo e di tuo marito finalmente vive davvero, e lotta per dimostrare alla natura, che può farcela. Poi, arriva il giorno del transfer
Finalmente, vai a prendere il tuo embrioncino e lo porti a casa con te…..Lo vedrai in quello schermo, mentre il dottore lo adagerà in utero….Ti innamorerai di quel puntino luminoso e ti sentirai fortunata all’idea di aver potuto assistere ai suoi primi e veri istanti di vita, e saranno giorni di una tenerezza infinita.Giorni in cui anche senza un test positivo, ti sentirai comunque incinta….accarezzerai la pancia, parlerai con lui, gli dirai di tenere duro, di aggrapparsi forte a te.
Mangerai come se fossi incinta.
Avrai le ansie di una donna incinta.
Lo amerai, come una donna incinta ama il frutto che porta in grembo.
Ma dovrai avere tanto coraggio da tirare fuori.Sarai consapevole del fatto, che lui potrebbe non voler restare….E anche del fatto che potrebbe anche rimanere per un pò, e lasciarti strada facendo….Non sarà automatico, come per le altre, pensare da subito a che sesso avrà. Maschio o femmina, non ti importerà più. Anche quando vedrai test e beta positivi, faticherai a entrare nell’ottica del “ce l’abbiamo fatta”. In passato, avresti messo i manifesti, ancor prima di fare un’ecografia e lo avresti già detto a tutto il mondo.Ora no.
Ora,il solo pensiero di condividere con altri la tua felicità, ti spiazza. Perchè sei stata sola troppo a lungo, perchè hai superato ciò che per te era insuperabile da sola,e hai scoperto che puoi fare a meno di pacche, complimenti e auguri di circostanza. Concretizzi, solo con il passare delle settimane...E piano, piano ti sciogli...Credi sempre di più in quel piccolo eroe che porti dentro e che non ha mai mollato un secondo. Vivrai a lungo dentro una bolla, col timore che possa scoppiare da un momento all'altro.
La mia piccola eroina si chiama Laura…. 7 mesi fa era solo una blastocisti di 5 giorni, di grado 1 e a breve sarà la mia bambina.
Se mi chiedessero di rifare, tutto quello che ho fatto….Di versare di nuovo ogni singola lacrima che ho versato, prima di averla…...Risponderei che lo rifarei altre mille e mille volte……
Perchè i giorni più difficili ,più dolorosi sono stati quelli in cui lei non faceva parte della nostra vita, non di certo quelli che ho vissuto cercando di raggiungerla.Alla fine, ci ho guadagnato una gravidanza, un carattere più forte e un matrimonio più solido. Ho scritto questo lungo poema, e mi scuso, ma sentivo il bisogno di far conoscere anche gli aspetti emotivi di questo mondo, di cui spesso si parla in maniera troppo superficiale. Donne, tutte, siate forti! Sostenete le vostre amiche,non lasciatele mai sole….Non conta poi quante nozioni abbiate in questa materia, per far sentire quella persona compresa. Le basterà solo che la ascoltiate e non la giudichiate. E voi, donne all'inizio del percorso….cancellate dalla vostra mente la frase "non sarò mai mamma",scoprirete quanto la Pma vi renderà madri ancor prima di iniziare e a prescindere dai risultati….